Secondo la Dichiarazione dei diritti umani ogni individuo ha diritto di chiedere asilo politico in un altro Paese quando sia in pericolo nel suo. Sempre secondo la Dichiarazione, nessuno Stato può respingere un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita possa essere in pericolo.
La richiesta di asilo politico è un processo lungo in tutti i principali paesi, difficile che la richiesta si esaurisca prima di un anno. Il sovraffollamento rischia di allungare ulteriormente i tempi.
Per rispondere al grande afflusso migratorio che l’Europa sta attraversando nell’ultimo decennio, i membri dell’UE hanno rivisto le norme di accoglienza comunitaria con il Regolamento di Dublino del 2013. Lo scopo principale del Regolamento è quello di impedire ai richiedenti asilo di presentare domande in più Stati membri.
Questo approccio ha però messo in forte difficoltà gli Stati di confine dell’Unione, Italia inclusa: il primo Paese di arrivo è infatti incaricato di trattare la domanda, ma spesso questi ultimi non sono in grado di offrire sostegno e protezione adeguate ai richiedenti asilo.
Inoltre, lo Stato, individuato dal Regolamento di Dublino come competente a esaminare la domanda, sarà poi anche lo Stato in cui la persona dovrà restare una volta ottenuta la protezione: perciò un migrante riconosciuto come rifugiato dall’Italia non ha la libertà di stabilirsi entro i confini europei.
Detto ciò, per comprendere il fenomeno, è giusto evidenziare i dati del ministero degli interni. Per l’anno 2017 ci sono state 130.000 richieste di asilo su base nazionale e di queste, solo 81.000 sono state esaminate, di queste ultime, solo l’8% ha avuto il permesso di rifugiato, mentre come accoglienza sussidiaria e umanitaria, sono stati concessi permessi per il 33%.
Di 130.000 soggetti arrivati sulle nostre coste, nel 2017 sono stati registrati 109.000 uomini e solo 21.000 donne, 9.000 minori accompagnati .
Pertanto è da comprendere, se le donne dei paesi dai quali arrivano i richiedenti asilo, non esistano, oppure vengano abbandonate a gestire situazioni difficili.
Per quanto riguarda l’età degli stranieri accolti, la componente maggiormente rappresentata è quella della fascia d’età che va dai 18 ai 25 anni (46,5%); diminuisce quella immediatamente successiva, che comprende le persone fra i 26 e i 30 anni che si attesta al 22,1%.
Il 44,6% dei minori è invece compreso nella fascia d’età tra i 16 e i 17 anni, il 7,3% tra i 14 e i 15 anni mentre i più piccoli, tra 0 e 13 anni, sono poco più dell’1%.
Proprio per questo, sarebbe curioso comprendere, per quale motivo si accolgano uomini in giovane età, sani e forti, quando, come rifugiati, si dovrebbero preferire i nuclei famigliari, che scappando da luoghi di guerra, cercando la chimera nel continente europeo.
Il progetto Sprar, pensato dal ministero dell’interno e girato all’Anci per la gestione dei centri di accoglienza per la protezione dei richiedenti asilo e dei rifugiati ha come fondamento il principio di restituire ai sindaci la gestione dei flussi di rifugiati nel proprio territorio.
Una vera e propria ingiustizia deriva dalla proposta di adesione allo SPRAR; o i comuni si adeguano ad un numero prestabilito di richiedenti asilo proposto dalle Prefetture o le strade che si percorreranno saranno quelle di non tenere conto di limiti numerici da accogliere; quindi o si accoglie oppure le nostre città saranno invase”
Il progetto prevede che nelle nostre città, i richiedenti asilo o protezione possano accedere ad un lavoro su base volontaria e questo va a far sorgere una grave discriminazione di tutti i disoccupati italiani che sono in attesa di piccoli lavoretti che la pubblica amministrazione potrebbe far fare loro attraverso le graduatorie; i nostri cittadini sono a casa e i rifugiati che accogliamo oltre che fare dei lavoretti hanno anche vitto, alloggio, w.fi, cellulare, cambio abito ogni sei mesi, e 35 euro settimanali per le loro spese, oltre al abbonamento per mezzi pubblici. Insomma, immigrati da un lato, cittadini italiani dall’altro.
E’ importante che lo Stato sappia che quando tutti gli Italiani saranno tutelati, allora si potrà pensare di tutelare anche tutti gli altri; ci sono persone che ormai da decenni sono perfettamente integrate con il nostro tessuto: lavorano, pagano le tasse e producono reddito; mai una sola parola negativa è stata rivolta a questa gente, anzi ormai fanno parte e con piena soddisfazione delle nostre realtà cittadine. Per questo va assolutamente rivisto il piano dell’accoglienza perché persone che scappano dalle loro terre martoriate sono da distinguere assolutamente dalle altre; l’ospitalità è giusto darla ma non è giusto alimentare il business delle cooperative che lucrano su questi fenomeni.
In Italia abbiamo nostri concittadini, che non arrivano a fine mese, devono, rovistare tra gli scarti dell’ortofrutta per poter mangiare, rubare nei supermercati, per vivere. Nostri vicini di casa, nostri conoscenti.
A Spotorno, una piccola comunità, i nostri servizi sociali, assistono 45 soggetti, 10 con isee a euro zero e 4 con isee al di sotto di 1000.00 euro.
A questi soggetti, certamente, il ministero, non regala il wi.fi. non regala i cambi d’abito, non regala l’abbonamento ai mezzi pubblici.
Invece, regala 49.886,00 euro cadauno per i 6 soggetti accolti nello sprar ex cat, inoltre l’amministrazione comunale cofinanzia il progetto con 29.000,00 euro, e per non farlo pesare, precisa che tale importo, non verrà erogato in denaro, ma attraverso servizi .
Nelle ultime delibere di consiglio, abbiamo visto togliere dalla maggioranza, il diritto alla casa di chi per bando ha vinto, avendone i requisiti, l’abitazione in social housing, per agevolare chi invece delle convenzioni se ne è altamente infischiato.
Avrebbe avuto un certo senso, se il progetto sprar, avesse portato alla fine del percorso alcuni immobili da consegnare ai cittadini spotornesi, ma così non sarà, l’ex macello, resterà ancora in stato di abbandono.
Per quanto premesso, non potrò che votare contro ad una delibera che umilia e crea disparità tra i nostri concittadini e coloro che forse hanno diritto a qualche status di rifugiato o richiedente protezione.
Per scaricare il documento, clicca qui